venerdì 27 aprile 2018

AVENGERS: INFINITY WAR - #Thanosdemandsyoursilence.

Dalla lettera dei Russo Bros:
"[...] Ti chiediamo, dopo aver visto Infinity War, di mantenere lo stesso livello di segretezza così che tutti i fan potranno avere la stessa esperienza che hai avuto nel guardarlo la prima volta. Non fare spoiler, così come non li abbiamo fatti noi. [...]".

Il fatto è che non posso proprio dire nulla. Non posso non parlare di Avengers Infinity War senza fare un briciolo di spoiler, senza raccontare lo stupore e lo sbigottimento avuti durante la visione del film.
È anche stupido raccontare di questo capitolo (il 19°) della saga Marvel perchè tutti sanno che è la resa dei conti di tutti gli eroi contro la vera minaccia che ha tessuto la trama delle altre 18 pellicole (alcune di più, altre di meno) durante gli ultimi dieci anni.

Piacere, Tony Stark

Me lo ricordo ancora quel 2008 quando uscì Iron Man e nessuno ci credeva. Ma io, che di cinecomic ne avevo visti pochi (Hulk e gli Spiderman di Raimi, insomma quelli che c'erano) non avevo la minima idea di chi fosse Tony Stark e tanto meno Robert Downey Jr. Avevo undici anni e ne rimasi affascinato perchè volevo essere anch'io Iron Man, l'uomo di latta spaccone, piacione e intelligente che non aveva paura a dichiarare la sua identità.

Ho vissuto gli altri film Marvel come un unico "speriamo che arrivi Iron Man a sistemare tutto!" perchè i primi due Thor, i primi due Captain America e Doctor Strange erano, sì godibili, ma anche noiosi dopo un po'. Iron Man era invece una costante ficata atomica perchè rendeva tutto più anomalo e il suo personaggio si sviluppava in direzioni diverse in ogni pellicola.
Ambedue i film Avengers si sono retti chiaramente sulle sue decisioni (poi vabbè, voi mi direte che sono film corali, e sono d'accordo) e sul suo carisma. Anche Civil War (film di Cap) alla fine era molto in mano sua.
Ebbenesì, #teamironman tutta la vita.

Breve parentesi sui Guardiani della Galassia: siamo tutti d'accordo sul fatto che hanno preso un genere neonato e l'hanno rifondato a modo loro.
Siamo tutti d'accordo che James Gunn (il regista) sia stato un vero azzardo che però ha funzionato. Siamo tutti d'accordo sul fatto che abbia messo d'accordo sia il pubblico maschile (Zoe Saldana è bellissima anche verde) che femminile (Chris Pratt è un sogno per le ragazze e un "modello" per i ragazzi).
Siamo tutti d'accordo sul fatto che ambedue siano film pazzeschi, alla faccia di chi dice che i sequel non reggono il primo film.

Una serie di nonspoiler

In Infinity War tutti hanno un peso specifico in diversi luoghi nella galassia, ci sono alleanze che non avrei mai pensato, dichiarazioni e ritorni potenti e... dannazione! Stavo per fare uno spoiler!
Un'anticipazione che non fa spoiler invece è la figura di Thanos, l'antagonista per eccellenza mosso da un bisogno più umano che malvagio che richiede un sacrificio enorme.
Il viaggio dell'eroe lo compie lui, non i vari supereroi, ed è un cammino fatto di scelte complicate che si celano oltre la corteccia viola che lo ricopre. Ad accompagnarlo, l'Ordine Nero, cioè i suoi tirapiedi, di cui solo il diplomatico Fauce d'Ebano sa distinguersi davvero - assomiglia molto a Pius, Ministro della Magia nell'ultimo libro di Harry Potter- . Gli altri scagnozzi sono personaggi di un videogioco senz'anima. Va bene, su questo mi fermo e non vado oltre.

Altre cose che troverete in Infinity War: l'amore, il ritorno, la sorpresa, la rabbia, il passato e, ultimo ma non meno importante, il sacrificio.

Una lezione per gli altri

Globalmente si può dire che come pellicola, malgrado le sue due ore e quaranta, non basta. Infinity War non inizia e non finisce (semi spoiler, ma già si sapeva) perchè tutto è già stato impostato negli ultimi dieci anni.
La Casa delle Idee è riuscita a portare una lunga serie tv sullo schermo senza che ce ne accorgessimo e l'ha fatto contro ogni pregiudizio hollywoodiano pre-2008, che ora invece si è ribaltato e fa da esempio a ogni produzione cinematografica "seriale". La Warner con la DC devono solo guardare questo film e capire come, con una storia che non segue strettamente i tre atti canonici, si può fare un gioiello senza pretendere di essere un capolavoro.

Io e quelli che siamo usciti dalla sala dopo la visione avevamo la stessa faccia. Ma non vi dico quale perchè dovrete guardarvi allo specchio per capirla davvero. Ma dentro sapevo che anche se le mie previsioni non si erano avverate, le mie aspettative erano ripagate. Due anni che aspettavo di vederlo ed ero soddisfatto perchè non c'è nulla di meglio della curiosità e di un film che non smette di rimbalzarti in testa una volta uscito dal cinema.
Farete teorie strampalate, cercherete una soluzione, proverete a pensare che no, questo non è uno spoiler.

E ora andate e vedetene tutti,
ma ricordatevi
#Thanosdemandsyoursilence

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Per celebrare Avengers Infinity War non ne ho fatta solo una di illustrazione, ma ben sei. Sei come le sei gemme dell'infinito che Thanos vuole possedere per attuare il suo piano.








lunedì 16 aprile 2018

I, TONYA - Una vita da film

Per festeggiare il nuovo anno, a fine dicembre sono andato a Londra. Penso che oer me sia stata la serata più lunga di sempre, dopo una giornata passata a camminare senza sosta da Portobello a Buckingham Palace. Una bella scampagnata per chi conosce il percorso.
Dicevo, la serata più lunga di sempre. Ma non starò qui ad annoiarvi per molto con questo aneddoto, perché quello che voglio raccontarvi è che quella volta sono andato a pattinare sul ghiaccio davanti al Museo di Storia Naturale. Non era la prima volta, già avevo provato da piccolo, ma in quel momento ho capito che pattinare è davvero difficile. Magari c'erano troppe persone. Magari sono io che ho poco equilibrio.
È stupido, lo so, ma è il solo metodo per cominciare a parlarvi di Tonya, film uscito da poco in Italia e che ha riscosso grande consenso tra la critica e i vari premi che ha ricevuto (da sottolineare l'Oscar a Allison Janey per la miglior attrice non protagonista).

Tonya - nel resto del mondo I, Tonya - è una pellicola che è tante cose ma è soprattutto una sorpresa. È una sorpresa vedere Margot Robbie in un ruolo forte e delicato che non la dipinga solo come la bambolina seducente; è una sorpresa che Sebastian Stan mi piaccia in un film (il mio odio verso Captain America lo ha inserito nella lista degli ATTORI NO); è una sorpresa trovarsi ad odiare tanto un personaggio di un film - la mamma di Tonya.
Tonya sta tra un biopic e il legal, il film sportivo e il drama. Barcolla quindi tra generi tenendosi sempre in piedi, volteggiando su una trama che permette ad ogni personaggio di orbitare intorno alla protagonista.
La stranezza stilistica che lo rende coinvolgente e veloce si concretizza come una serie di false interviste che raccontano i primi ventitré anni di vita di Tonya Harding. Ventitré anni che paiono durare più di una vita, una vita da film.
La versione dei fatti narrati é ulteriormente resa autentica dalla rottura della quarta parete e dalle parole dette guardando in camera dai personaggi. Cosa c'è di più vero di una confessione?

La ferita da invasione

La vera forza del film però sta nel ritmo del montaggio che ne fa un film a tratti poco mainstream. Le interviste giocano ad anticiparci dei fatti, commiserando le pedine sulla scacchiera che non sanno che mossa aspetta loro (McKee chiama questa tecnica ironia drammatica).
A colpire è certamente Tonya che, colpevole solamente di essere nata in un contesto redneck alla massima potenza, vede la sua carriera infrangersi a causa di due falsi alleati (il marito e la terribile madre). 
LaVona è la madre che nessuno vorrebbe avere. Rigida e austera, poco permissiva e fin troppo protettiva, è una donna facile da odiare. 
Jeff invece è un uomo incapace di amare da cui Tonya non riesce a staccarsi.
Il grande sogno della ragazza è quello di diventare una campionessa, ma la forte spinta della madre a dare il massimo glielo fa vivere come una lunga nausea. Un po' come Agassi o come la protagonista de Il cigno nero di Aronofsky.
La cosa che accomuna Tonya, Andrè e Nina è quella che il mio prof Giovanni Covini nel suo libro Le ferite dell'eroe chiama la ferita da invasione.
Siamo più o meno tutti sottoposti a quel tipo di pressione da parte dei genitori, quella in cui bisogna dare il massimo anche quando lo si dà già.
Jeff e LaVona tuttavia sanno equilibrarsi nei vari momenti, sanno darsi un limite fino a riconoscere i danni fatti.
 
Sebbene questa recensione sia racchiusa in un solo posto, è stata scritta in poco più di una settimana, dal pomeriggio dopo la visione, fino a una sera in cui riesco a concluderne il disegno e a corregerne gli errori. In questa settimana ripensare al Tonya mi ha fatto ragionare sul fatto che un personaggio come LaVona sia di una potenza incredibile e se, a distanza di qualche giorno, continua a ronzarti in testa provocando emozioni che vanno dall'odio profondo all'ammirazione (per come è scritto) è perchè è semplicemente perfetto.
Perciò, andate e odiatela tutti. Che il cinema serve a questo: a farvi emozionare.
 
 - Pensavo che essere famosa fosse divertente -
 
 
 

RIDE - Qualcosa di nuovo sotto il sole (e menomale)

Da due anni a questa parte si parla di rinascita del cinema italiano. Smetto quando voglio, Jeeg Robot, Veloce come il vento, Brutti e...